Vincenzo Troiani 
La brocca dell’oste 

Il vino non è mai solo una bevanda da mandare giù e via. Non ha una sua unica dimensione.
Celebra passato e futuro. Allieta e nutre anche l’attesa.
Partecipa degli umori dell’uomo, dei suoi amori e delle sue speranze, delle sue delusioni, dei colori della sua esistenza.
E sempre accompagna la sua fatica.
E non è neppure una cornice in cui si colloca un momento, un’ora, un giorno.
È risonanza e strumento dello stare assieme.
È un compagno al quale si affida persino un segreto oppure un mistero di fede.
E la brocca, che lo custodisce, ne è l’umile, generosa interprete: passa di mano in mano, come a far memoria che il suo vino tiene tutti insieme. E non fa distinzioni.
Reca, qua e là, magari qualche piccolo bozzo.
Ma rivela con ciò una sorta di usura lucente, che non fa torto alla vita, che accompagna la vita.
Non disseta mai totalmente, non sana le avidità, ma è come se rendesse il vino, se conferisse al vino, bontà e dolcezza e senso di condivisione, per aiutare, chi lo beve, a vedere le cose come cose.
A tenerle fuori, almeno per qualche momento, da ciò che invece si ritiene che conti.
Ma, come la vita, è soggetta a tutte le insidie.
Non può, però, mai rinnegare il destino e il servizio suo e quello del vino: un sorso, due sorsi e il cuore si placa, come per magia reso a se stesso.